Visita al Sacrario Militare di El Alamein/ Aprile 2019 del socio Paolo Piazzardi

I nostri compagni di questo viaggio nel deserto nordafricano , teatro della storica battaglia che vide il sacrificio di oltre 13mila caduti italiani,sono il Generale Enrico Maretti - l’eroe di Bir El Gobi, 35 decorazioni al valore - e il messaggio del Presidente della Sezione di Varzi, Brig. Donato Mitruccio : “E’ un onore per la nostra sezione commemorare i nostri fratelli caduti in guerra in Egitto e in tutto il mondo per difendere la libertà ed i valori contraddistinti dal nostro tricolore”. Insieme a loro, idealmente, caduti e reduci della nostra vallata che combatterono laggiù.
 
All’ingresso del sacrario - opera di Paolo Caccia Dominioni, ufficiale degli Alpini, architetto , scrittore e autore dei disegni che dedicò la propria vita al recupero delle salme dei nostri soldati disperse nella sabbia per dare loro un’onorata sepoltura, ci attende Tarek , la guardia egiziana del Sacrario. Senza domandarglielo, ci fa partecipi del difficile momento che attraversano le relazioni tra l’Italia e l’Egitto, dovute al caso di Giulio Regeni e ai fenomeni di terrorismo che hanno ridotto di molto la presenza dei nostri turisti.
 
Questo spiega perché alla vigilia di questa Pasqua 2019 non vi siano italiani in visita al Sacrario, come testimonia anche il registro delle visite : poche le annotazioni, anche se a riempire gli spazi bianchi e’ sufficiente un ‘GRAZIE’ , scritto in maiuscolo. I massi di pietra che portano all’ossario, recano i nomi delle divisioni che nel corso di dodici giorni di cruenta battaglia offrirono il più alto sacrificio di vite umane : “Ariete” - il reggimento corazzato 132 comandato dallo stesso Gen. Maretti - “Bologna” “Pavia” “Trento” e la Divisione “Folgore”,con la quale i Carabinieri furono artefici di atti di eroismo.
 
I suoi ‘Leoni’, il corpo speciale di cinquemila volontari paracadutisti, giunsero a conquistare l’encomio di Winston Churchill, leader notoriamente lontano dall’ ammirazione del nemico. Una breve riflessione a questo proposito. Il corso di uno dei più grandi eventi bellici del secondo conflitto mondiale, che ci vide sconfitti per palese inferiorità numerica (“Mancò la fortuna, non il valore” sta scritto su una stele del deserto ) non potrà essere cambiato. Ma nemmeno si può tacere su quanto più glorioso e nobile sia l’appellativo di ‘Leoni della Folgore’ rispetto ai ‘Desert Rats’ ( topi del deserto) inglesi, contro i quali i nostri si batterono fino all’estremo limite.
 
All’interno del mausoleo vi sono altre scritte, non meno toccanti di quella appena citata, come ”Ignoti agli uomini, noti a Dio” , E di ‘ignoti’ ce ne sono davvero tanti, a cominciare dall’unica donna trovata in una buca scavata da una bomba, Fu chiamata “Infermiera Maria”. Si ritorna ad Alessandria con la sensazione di essere diversi da come si era arrivati a El Alamein. Qui abbiamo lasciato una grande emozione e qualcosa di importante :l’ ammirazione,l’orgoglio per un Paese - il nostro - difeso da tanti eroi, con e senza nome, come riporta il messaggio della Sezione “Messineo” di Varzi.Qui, davanti alle spoglie di fratelli che non tornano a casa con noi, abbiamo ritrovato quel senso di unità che dovrebbe ispirarci ancora oggi, a 70 anni e oltre da quell’ epica pagina di storia.


Paolo Paolo
Paolo Paolo